Ddl Zan: il Vaticano non ci sta

La polemica nei confronti dell’approvazione del Ddl Zan si arricchisce di un nuovo protagonista con l’intromissione della Chiesa, che utilizza come pretesto la violazione del Concordato del 1984.

Non è la prima volta che la Santa Sede interferisce sulle possibili decisioni del governo, stavolta affermando che il disegno di legge Zan violerebbe alcuni contenuti dell’accordo del 1984 sulla revisione del Concordato. Tuttavia, in questo caso si tratta di un evento storico: mai prima d’ora il Vaticano era intervenuto sul percorso di approvazione di una legge specifica italiana, e lo fa avvalendosi degli accordi previsti dai Patti Lateranensi.

La richiesta della modifica del disegno di legge è avvenuta in maniera formale direttamente dal Monsignor Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, titolo equiparabile al Ministro degli Esteri della Santa Sede. Presentandosi all’Ambasciata italiana in Vaticano il 17 giugno, il segretario ha consegnato una nota verbale, ovvero una comunicazione ufficiale predisposta in terza persona e non firmata.

Attraverso tale documento, la Chiesa manifesta le sue preoccupazioni a proposito dei contenuti della proposta di legge, ancora oggi in esame. Alcuni frammenti del testo minaccerebbero infatti la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo del 1984 di revisione del Concordato. Il comma 1 evoca la “libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”, mentre il comma 3 recita che “è garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

La nota verbale, depositata dai consiglieri dell’Ambasciata d’Italia in Santa Sede al Ministero degli Esteri e all’Ufficio relazioni con il Parlamento della Farnesina, è in attesa di essere sottoposta all’attenzione del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi. Alla luce del contenuto del Concordato, la Chiesa afferma che si andrebbe incontro ad un’applicazione scorretta del Patto.

Tale vicenda non suscita scalpore, poiché il Vaticano ha rivolto critiche e polemiche nei confronti del Ddl Zan sin dal principio. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha già espresso il proprio dissenso svariate volte negli ultimi due anni, sostenendo ad esempio la presenza di norme e presidi volti alla prevenzione e alla repressione di ogni tipo di comportamento persecutorio o violento, o muovendo accuse nei confronti di un possibile indottrinamento dei giovani nelle scuole.

Quello a cui stiamo assistendo può essere definito un evento storico, che ci permette di comprendere ulteriormente l’importanza e la necessità di tramutare in legge il Ddl Zan. Mai nessuno stato, tantomeno il Vaticano, era intervenuto nelle decisioni del governo italiano in passato.

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