Iraq, presentato in Parlamento disegno di legge che propone di vietare l’omosessualità

L’omosessualità in Iraq è stata depenalizzata nel 1969. Ebbene, dopo poco più di 50 anni e a un anno di distanza dal primo tentativo, in Iraq è stato nuovamente presentato un disegno di legge che propone di vietare l’omosessualità. 

Firmato da Mortada Al-Saadi, vice capo della commissione per gli affari legali del parlamento federale di Baghdad, tale ddl è stato ufficialmente presentato al Presidente del parlamento iracheno, al quale è stato chiesto che il disegno di legge sia incluso nella prossima agenda legislativa, prevista per settembre.

Attualmente l’Iraq non proibisce esplicitamente le relazioni tra persone dello stesso sesso, tuttavia alcuni articoli del codice penale del 1969 sono stati utilizzati per criminalizzare i membri della comunità LGBTQIA+. 

Per quanto l’omosessualità sia legale nel Paese da oltre mezzo secolo, gli iracheni LGBTQIA+ hanno subito e continuano a subire abusi, tra cui torture, rapimenti, aggressioni fisiche e in alcuni tragici casi la morte, da parte di famiglie e gruppi conservatori. Basti pensare che all’interno del Paese Vi sono gruppi che agiscono con l’unico obiettivo di punire con la morte gli omosessuali e questo pare assurdo non solo per la ferocia e la cattiveria di tale attività persecutoria, ma anche perché nel Medioevo, come raccontava Abu Nuwas nei suoi versi e nelle sue poesie d’amore omoerotico, chi era omossessuale in Iraq era socialmente accolto e coinvolto. 

L’anno scorso, quando è stato registrato il primo tentativo di reintrodurre in Iraq un atteggiamento omobitransfobico, Amir Ashour, capo del gruppo LGBTQIA+ IraQueer, ha parlato delle gravi implicazioni legate a questa nuova proposta di legge in una dichiarazione a GAY TIMES: “Il governo iracheno sta usando il suo odio per le persone LGBTQIA+ per distrarre i cittadini dalla loro incapacità di formare un governo e fornire servizi. La comunità internazionale deve esercitare immediatamente pressioni sull’Iraq. Sono in gioco le vite delle persone LGBTQIA+ e il futuro del movimento queer”.

E quest’anno, cosa accadrà?

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