La Croce Rossa Italiana di Roma avvia il progetto Spazio Plus.

È recentemente nato Spazio Plus, il cui obiettivo è quello di conquistare un contesto di lavoro inclusivo, sensibilizzato, e sicuro per tutt*. Si tratta del nuovo progetto della Croce Rossa di Roma finalizzato alla protezione, in spazi pubblici e privati, di persone omosessuali, bisessuali e transessuali.

 

In sinergia con i Comitati CRI di Roma e Civitavecchia, il progetto si pone come obiettivo quello di educare e sensibilizzare enti pubblici e aziende su tematiche come l’orientamento sessuale o l’identità di genere (su cui purtroppo così tanta confusione e disinformazione ancora esiste).

Come ha spiegato la Croce Rossa ai giornalisti di Gay.it, una delle più rilevanti realtà mediatiche del mondo gay italiano, questo lavoro di sensibilizzazione non nasce ieri: “In questi anni in cui abbiamo gestito, e ancora continuiamo a gestire (vedi Casa+, luogo di accoglienza per giovani vittime di violenze e discriminazioni), realtà di accoglienza e protezione per giovani persone LGBTQIA+, il rapporto con il mondo dell’impresa, anche no profit, è stato un elemento sempre vivo“.

 

Una rete che si muoverà principalmente su due strade parallele:  “Il coinvolgimento di imprenditori e imprenditrici vicin* e sensibili alla tematica LGBTQIA+ attraverso la rete dell’associazionismo di settore; le azioni di Croce Rossa tese al coinvolgimento del sistema impresa; coinvolgimento e partecipazione ai propri progetti di aiuto a valenza sociale (più volte siamo stati chiamati, con la nostra esperienza rifugio di Casa+, a presentare presso realtà di impresa nazionali e internazionali il nostro progetto e le sue finalità, relazione che ha anche dato modo ad apertura per opportunità formative o di stage). Patrimonio, questo, che diventerà piano di riferimento per il progetto Spazio Plus“.

 

Un progetto che, oggi più che mai, risulta profondamente necessario.

 

Come specificato dalla Croce Rossa Italiana (CRI) Roma, infatti, nel triennio 2019-2020-2021, secondo i report dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a Difesa delle Differenze) e l’Istat, il 26% delle persone che si dichiarano omosessuali o bisessuali afferma che il proprio orientamento sessuale ha rappresentato uno svantaggio nel percorso professionale, con un 12,6% che non si è presentato a un colloquio di lavoro o non ha fatto domanda per timore di un ambiente ostile o intollerante.

 

“Circa 1 persona su 3 riporta episodi di outing, ovvero di disvelamento non consensuale a terzi del proprio orientamento sessuale, mentre il 40,3% ha evitato di parlare della sua vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale”. spiega CRI. “Particolarmente diffuso è il fenomeno delle micro-aggressioni nell’attuale/ultimo lavoro legate all’orientamento sessuale, infatti, il 61,8% riporta di avere subito almeno un episodio di tale tipo da parte di persone dell’ambiente lavorativo, nell’attuale o ultima occupazione svolta. Le esperienze più frequenti riguardano l’uso di un linguaggio offensivo o dispregiativo, scherno, domande sulla vita sessuale, avances sessuali non gradite“.

 

Solo nel 2019, già il 5,1% delle aziende ha adottato almeno una misura, non obbligatoria per legge, volta a supportare e sostenere l’inclusione dei lavoratori LGBTQIA+: un passo in avanti significativo che Croce Rossa spera di fortificare ulteriormente, estendendo il focus su piani diversi: “Riteniamo fondamentale un cambiamento culturale e a tal fine sosteniamo quanto siano necessarie attività di formazione sulle tematiche LGBTQIA+ dedicate a differenti attori (datori di lavoro, operatori sanitari, insegnanti, dipendenti pubblici, ecc.), ma soprattutto iniziative più generali di educazione, informazione e sensibilizzazione da realizzarsi anche nelle scuole“.

Un buon punto di partenza, dunque, che può e dovrebbe essere preso ad esempio dalle altre Croci Rosse del nostro Paese.

Cecilia Castelazzi

Contattaci
Compila il form per restare aggiornato sulle news GayLawyers