Padova: la procura chiede gli atti relativi alle registrazioni anagrafiche dei figli di coppie omogenitoriali

La Procura di Padova ha chiesto al Comune la trasmissione degli atti relativi alle registrazioni anagrafiche dei figli delle coppie omogenitoriali, con la possibilità poi di rivolgersi al Tribunale per ottenerne l’annullamento. 

Nel mirino ci sono i certificati di nascita e le 33 iscrizioni di figli di coppie di mamme dal 2017 ad oggi, da quando cioè l’amministrazione di centrosinistra ha scelto di aprire questa strada alle famiglie c.d. arcobaleno.

La Prefettura già un mese fa aveva informato l’autorità giudiziaria delle procedure seguite dal Comune, su impulso del Sindaco, per iscrivere all’anagrafe i bambini di coppie gay, con particolare riferimento ai figli di due mamme, delle quali una biologica. In precedenza, inoltre, il Prefetto Raffaele Grassi aveva inviato a tutti i sindaci della provincia di Padova una circolare per invitarli a rispettare la sentenza della Cassazione che blocca i riconoscimenti anagrafici per i figli delle coppie arcobaleno. Tuttavia, a seguito di un incontro tenutosi tra Grassi e il Sindaco Giordani, quest’ultimo aveva deciso di non non mutare direzione, proseguendo nella registrazione anagrafica dei figli di coppie omogenitoriali. 

 

Commentando la recente richiesta della Procura padovana, il Sindaco Giordani ha commentato “Come ho sempre detto, da sindaco ho agito nell’esclusivo interesse delle bambine, dei bambini e dei loro diritti fondamentali. Ribadisco che ritengo sia un mio dovere. I bambini e le bambine vengono prima di tutte le discussioni. Evitare per loro discriminazioni molto gravi è un obiettivo che supera i vuoti normativi e che persegue i valori Costituzionali”. 

Sulla notizia si è espressa anche la deputata Rachele Scarpa del Partito Democratico “Non si può più aspettare: il Parlamento legiferi con urgenza sulla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali e monogenitoriali: lasciare che la carenza normativa sul tema condizioni il destino di bambine e bambini, rischiando di far legalmente perdere loro un genitore con cui sono cresciuti per anni, significa negare i diritti fondamentali dei minori”.

Maria Cecilia Castellazzi, Trainee Lawyer

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